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TheOneMilano, con le sorelle della moda, si racconta attraverso le opere della Pinacoteca Ambrosiana
Quando lo stile racconta la storia e si tuffa nell’arte
La moda è da sempre sospesa tra tradizione e futuro: costruisce stili
destinati a fare epoca ed eleva le consuetudini a storia del costume. Per questo si avvicina all’arte, impegnata a creare suggestioni sempre innovative e a proiettare le forme in nuovi modi.
Per sottolineare il legame tra arte e moda, tra talento e creatività – un heritage da non
dimenticare e da valorizzare – sette manifestazioni fieristiche del mondo del fashion si sono raccontate nell’evento “l’Arte di Fare Moda”, attraverso alcune delle più significative opere esposte nella Pinacoteca Ambrosiana a Milano.
DaTe, MICAM Milano, Mipel, The One Milano, Lineapelle, (appartenenti alla galassia Confindustria Moda), HOMI Fashion&Jewels Exhibition e Simac Tanning Tech, eccellenze fieristiche che a settembre si concentreranno tutte in pochi giorni, hanno così scelto un luogo simbolo della storia dell’arte, in una città, Milano, motore attrattivo per gli artisti in numerosi periodi storici e capitale del fashion negli ultimi decenni fino ad oggi.
Il racconto ha permesso di scoprire il valore della moda nei secoli. In un gioco di rimandi tra le manifestazioni fieristiche e alcune delle opere esposte nella Pinacoteca si è così celebrato il felice connubio tra le fiere del fashion che hanno voluto questo evento culturale.
Così, si è potuto entrare a diretto contatto con il genio di Leonardo e con uno dei suoi progetti dedicati a un macchinario tessile che è stato accostato alle tecnologie. Ci si è trovati anche al cospetto di Napoleone, per il quale vennero progettati stivali unici di cui gli ospiti hanno potuto scoprire i disegni, ma anche “toccare con mano” un paio di guanti di pelle appartenuti all’Imperatore e ora conservati in Pinacoteca.
A caratterizzare la moda maschile, sempre presente in tutte le epoche accanto a quella
femminile, anche il ritratto di Michel de L’Hospital di Giovan Battista Moroni, che si distingue per la preziosità dell’ampia mantella doppiata in pelliccia di ermellino che avvolge il soggetto dipinto.
The One Milano, con la sua attenzione ai dettagli, è la manifestazione che ha voluto ispirarsi a questo dipinto.
Il quadro di Giovan Battista Moroni – Ritratto di gentiluomo (Michel de l’Hospital) – rende in maniera assolutamente veritiera il volto, la postura e lo stile dell’effigiato, che, attraverso il suo abbigliamento, ci racconta tanto del costume della sua epoca, la seconda metà del 1500, con la forza di una moda castigata e formale legata alla Controriforma Cattolica successiva al Concilio di Trento (e fu probabilmente in quell’occasione che Michel de l’Hospital, rappresentante del re di Francia al Concilio di Trento commissionò il dipinto al Moroni).
Il gentiluomo indossa un farsetto, cioè una giacca accollata realizzata in più strati di tessuti sovrapposti, con quello più interno spesso in lino e quello più esterno in lana o seta pesante: ed ecco le radici dei giubbotti multistrato presenti in quasi tutte le collezioni in bilico tra athleisure e comfort!
Il suddetto farsetto era sagomato da steccature in metallo – ben visibili nella lavorazione a quadri della giacca di Michel de l’Hospital, che a prima vista sembra solo un elemento decorativo – usate anche per accentuare la rotondità dell’addome (la “pancetta” era considerata di gran moda tra gli uomini dell’alta società… e quello che allora era inserito per evidenziare oggi viene aggiunto per modellare al fine di nascondere, ma il principio funzionale è lo stesso) e impiegate per strutturare anche le spalle. Impossibile non far riferimento alle spalle over, di gran moda negli anni ’80 – gli anni del primo vero empowerment femminile occidentale, di Margaret Thatcher, di Melanie Griffith “donna in carriera”, signore che indossavano giacche con spalle imbottite da rugbista, da Jeeg Robot o appunto da gentiluomo del 1500. Spalle rubate dal guardaroba maschile: che tornano nelle collezioni di oggi con un nuovo significato, scambiate e non sottratte, nelle proposte moda fluide e in qualche caso genderless presenti in fiera a TheOneMilano.
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Sopra il farsetto il nostro gentiluomo indossa una mantella nera, interamente doppiata in pelliccia di ermellino (o forse di lince): pelli comunque preziose, che denotavano lo status sociale del personaggio ritratto. Perché le pelli più pregiate furono da subito il retaggio reale e principesco, e già ai tempi di Carlo Magno un codice severo determinava i prezzi di mantelli foderati di martora e lontra a 30 soldi, mentre lo stesso mantello con pelli di minor pregio (quali volpi, conigli e agnelli) non doveva costarne più di dieci. Ed entrando nella macchina del tempo e facendo un salto di qualche secolo scopriamo che ancora nel 1272 Filippo l’Ardito, duca di Borgogna, definiva in cinque le pellicce di un gentiluomo e che nel 1475 Galeazzo Maria Sforza, signore di Milano, sollecitava il suo guardarobiere a “mandaray a Venetia” per due vesti, una di “pelo di Lione”, foderata in zibellino, e l’altra in panno morello con l’interno di ermellino.
Ancora un salto nel tempo ed è la storia dell’oggi, dei parka double, dei giacconi e dei piumini con guarnizioni, dei colori, delle lavorazioni che alleggeriscono, dei dettagli…. Caratteristiche nate dalle competenze e dalle conoscenze contenute nel DNA delle imprese italiane, che offrono il loro saper fare in fiera, a TheOneMilano, la fiera dell’outerwear e dello slow fashion, la fiera che mette in luce i dettagli più nascosti, come la presentazione del “dietro le quinte” del quadro di Giovan Battista Moroni ha fatto.
E’ incredibile insomma quanto sapienza si celi nei grandi capi di fattura italiana che continuano a incantare il mondo. Sorprendente quanti tesori, aneddoti e segreti vengano costuditi nei musei, che non sono luoghi del passato, ma proiettati al futuro.