Confindustria Moda chiude l’esercizio a 95,5 miliardi di fatturato, con una crescita di +0,7%. Una crescita che dà fiducia soprattutto alla luce dei dati del primo trimestre del 2019, che vede un boom dell’export con 16,6 miliardi e un +5.6% Confindustria Moda, la federazione che include le imprese e le associazioni del settore tessile moda e dell’accessorio ha presentato questi dati ieri durante l’ Assise Unisono, la prima dalla sua fondazione. Il presidente Claudio Marenzi, ha sottolineato come insieme si competa meglio: «Questi risultati lo dimostrano chiaramente. Abbiamo lavorato tutti insieme per fare sistema: siamo l’unica filiera completamente integrata a monte e a valle, e abbiamo saputo coniugare un patrimonio di artigianalità e capacità di saper fare con una industria di successo e rappresentativa del nostro paese nel mondo. Abbiamo tante sfide davanti a noi e riusciremo ad avere successo solo se sapremo affrontarle insieme».
Accanto a lui, Vincenzo Boccia presidente di Confindustria, oltre ai rappresentanti di tutte le associazioni: Riccardo Braccialini di Assopellettieri; Ivana Ciabatti di Federorafi, Annarita Pilotti di Assocalzaturifici; Giovanni Russo di Unic, Roberto Scarpella di Aip, Marino Vago di Smi e Giovanni Vitaloni di Anfao. I dati a consuntivo di fatturato delle aziende associate mostrano nel 2018 una crescita su base annua del +0,7%, salendo a 95,5 miliardi di euro. Anche nell’ultimo anno, si conferma la forte vocazione internazionale delle aziende associate, che hanno generato in complesso un export pari a 63,4 miliardi di euro, in crescita del 2,7% rispetto all’anno precedente (ovvero 1,64 miliardi in più rispetto). Il 49,6% di tali flussi è assicurato dal tessile-abbigliamento, seguito da calzature e pelletteria rispettivamente con un’incidenza del 15,1% e del 12,9%; l’oreficeria-gioielleria copre il 10,2%, mentre occhialeria e concia risultano entrambe attorno al 6,0%, le pellicce nell’ordine dell’1,0%.
Contestualmente, l’import segna un incremento su base annua pari al +3,6%, più sostenuto quindi rispetto a quello sperimentato dalle vendite estere, e si avvicina ai 35,3 miliardi. Entrando nel dettaglio della ripartizione geografica degli scambi nei settori esaminati, nel 2018 la UE ha assorbito il 46,8% dell’export in valore, mentre ha generato il 45,4% delle importazioni. In termini complementari, le aree extra-UE, invece, hanno coperto il 53,2% delle vendite italiane, mentre hanno assicurato il 54,6% delle importazioni. A fronte di simili andamenti di export ed import, il saldo commerciale del comparto TMA oltrepassa i 28,1 miliardi di euro, guadagnando oltre 424 milioni nei dodici mesi (+1,5%). Il settore si conferma, quindi, il secondo settore industriale italiano per avanzo commerciale dopo la meccanica.
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